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Il segmento testuale Scienze sociali è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 198Analitici , di cui in selezione 6 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Michele A. Cortellazzo, recensione su Hans Ulrich Gumbrecht, Funktionen parlamentarischer Rhetorik in der französichen Revolution. Vorstudien Entwicklung einer historischen Textpragmatik, Munchen, Wilheilm Verlag, 1978, pp.165 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - marzo - 31 - numero 2

Brano: [...]li diversi da quello lessicale (ad es. quello retorico); un'impressione che diventa certezza leggendo articoli come la rassegna di I. Zanni Rosiello su alcuni studi francesi sulla lingua politica (Lessicologia e storiografia politica, « Lingua e stile », VI, 1971, pp. 121131), dove si afferma esplicitamente che solo la semantica strutturale « attrae l'attenzione, secondo le rispettive finalità di ricerca, dello storico non meno dello studioso di scienze sociali » (p. 123). Il libro di Gumbrecht sembra fatto apposta per smentire questa limitazione ed anzi, come chiarisce il sottotitolo, si propone proprio di fondare una metodologia specifica per lo studio di testi storici. A questo obiettivo è dedicata l'introduzione (Rezeptionsästhetik Sprachhandlungstheorie Historische Textpragmatik: Einleitung in systematischer Perspektive, pp. 943), precisa e dettagliata come si conviene ad ogni buon studioso tedesco, ma di difficile lettura, oltre che per la complessità e l'interdisciplinarietà dei concetti messi in campo, per lo stile dell'autore, spesso ardu[...]



da Eugenio Garin, Gramsci nella cultura italiana in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 1 - 1 - numero 30

Brano: [...]a storia italiana intorno a Machiavelli e al Rinascimento, al Risorgimento e alla lotta culturale del primo Novecento. E proprio nella sua analisi di questi punti nodali, e nei
cancellato. Malgrado la sua cognizione meravigliosa della vita reale, ci rimase un metafisico in mezzo a una generazione di positivisti, vagheggiando la determinazione dell'Idea fra genti che non ne comprendevano il nome ». Presso lo stesso editore, nella x Biblioteca di scienze sociali e politiche », n. 32, nel 1900, Croce aveva riunito i suoi a saggi critici » su Materialismo storico ed economia marxista (e nella stessa collana il liliale ' positivista' Tarozzi si incontrava con l'ineffabile Enrico Ferri. I sarcasmi di Engels, o di Labriola, erano ben lontani dal raggiungere l'amena leggerezza di quei valentuomini: nel confronto dei quali — non si dimentichi — si collocava Croce. Del resto sul e positivismo » è da rileggere sempre tutta la lettera di Labriola a Engels del '94 (Roma 1949, pp. 14650).
(31) P. 16 (cfr. 1. 28 sgg.; L.V.N. 2045; R. 6 sgg.).
174 EUGENIO GARIN [...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Massucco Costa, Aspetti sociologici del pensiero gramsciano in Studi gramsciani

Brano: [...]storico, non sembri incongruo l'affermare che egli non esclude la possibilità di una ricerca sociologica, a confini limitati, di carattere empirico.
Due orientamenti, soltanto in apparenza contraddittori, dominano il pensiero gr:msciano nei confronti di questo problema: il primo è il netto rifiuto della sociologia positivistica; il secondo è l'ammissione della possibilità di una sociologia scientifica, ricomprendendo in questo nome piuttosto le scienze sociali che non uno schematismo classificatorio generico e una ricerca di astratte strutture e costanze.
La contraddizione, di fatto, non esiste, poiché proprio il positivismo, e specie alcuni suoi rappresentanti, non avevano, per Gramsci, capito il diritto della scienza non già all'astrattezza arbitraria e sterile, ma alla feconda astrazione euristica.
La critica all'astrattezza fu da Gramsci fatta soprattutto per l'economia, ma ha senso per tutte le scienze, e ancora piú per quelle che meglio aderiscono al processo di sviluppo delle condotte umane nei loro impegni collettivi.
Certo le scienze so[...]

[...]poiché proprio il positivismo, e specie alcuni suoi rappresentanti, non avevano, per Gramsci, capito il diritto della scienza non già all'astrattezza arbitraria e sterile, ma alla feconda astrazione euristica.
La critica all'astrattezza fu da Gramsci fatta soprattutto per l'economia, ma ha senso per tutte le scienze, e ancora piú per quelle che meglio aderiscono al processo di sviluppo delle condotte umane nei loro impegni collettivi.
Certo le scienze sociali constatano soltanto, o promuovono le tecni che di un possibile controllo, o dimostrano il prevalere di alcuni valori e la loro inerenza ad aspettazioni particolari: esse non possono, presentandosi come scienze, dare come assoluto, e neppure assolutizzabile nel significato storicistico, alcun valore. Ma possono contribuire a chiarirne le
l r.
200 1 documenti del convegno
condizioni di scelta e di accettazione e il significato pratico che ne deriva. Pertanto possono anche servire di strumenti culturali per una definita azione politica. Di qui anzi la loro pericolosità.
Ma la preoccupazione [...]

[...]tica intorno al reale significato di ció che s'intende chiamare scienza. E poteva parergli che la scienza matematizzabile, o la scienza sperimentale, non potessero avere, nella storia della cultura e della civiltà, alo stesso peso della scienza come riflessione teoretica su una realtà culturale già costituita ad opera di impulsi relativamente spontanei, il senso comune.
Un'analisi del concetto di spontaneità nel pensiero gramsciano, oggi che le scienze sociali riesaminano questo schema interpretativo dell'agire umano e ne fanno anzi mezzo di azione riflessa, educativa o terapeutica, mostrerebbe quanto egli, di là dalle apparenti contraddizioni, sia vicino alle piú recenti conclusioni al riguardo.
Che la spontaneità non esista allo stato puro è oggi luogo comune. Che gli istinti siano già il frutto di una elaborazione culturale di originarie elementari esigenze di vita, è pure quasi universalmente ammesso. Che lo sperimentare sia già in nuce nei tentativi piú elementari di adattamento, che lo sviluppo della mente e l'energia dell'azione siano, non [...]

[...]oro collettivo nella prospettiva marxista, troveranno attivatori e sfruttatori non disinteressati, che se ne impadroniranno per loro fini individualistici. Ciò che egli dice della cultura dei meridionali e dei contadini, è insieme. una riprova di questa prospettiva dinamica e fiduciosa, e del timore di interventi distruttivi.
Riteniamo che sia stata la prospettiva causale ad avvicinarlo, e il suo mal uso ad allontanarlo, dalla prospettiva delle scienze sociali, o meglio dall'orientamento sociologico nelle scienze della natura. Oggi il concetto di causalità è cosí profondamente cambiato nelle stesse scienze esatte, che alcune delle difficoltà gramsciane non avrebbero piú ragione di essere. Si cercano infatti, non piú cause meccaniche ritenute equivalere ai loro effetti e universalmente necessitanti fuori del tessuto storico in cui operano; ma le condizioni, o i fattori, sperimentalmente verificabili e situazionalmente variabili di processi storici, tali anche per le forme e .i contenuti delle scienze.
L'antinomia, ancora operante nel pensiero grams[...]

[...]ulturale, costituita dalla scelta di un indirizzo, potrebbe proporsi limiti della ricerca stessa. Ma « chi fisserà i " diritti della scienza " e i limiti della ricerca scientifica; e potranno questi diritti e questi limiti essere propriamente fissati? ».
Queste incalzanti domande mostrano che Gramsci non ignorava l'urgere di un problema come quello del significato della scienza nella cultura contemporanea, e in particolare del significato delle scienze sociali. Sembra talora che Gramsci si ponga, nei confronti di esse, in quella
1 M. S., pp. 45.
Angiola Massucco Costa 207
situazione metodologica che consiglia per la discussione scientifica in genere. «Non bisogna concepire la discussione scientifica come un processo giudiziario... Nella discussione scientifica, poiché si suppone che l'interesse sia la ricerca della verità e il progresso della scienza, si dimostra piú " avanzato " chi si pone dal punto di vista che l'avversario può esprimere un'esigenza che deve essere incorporata, sia pure come un momento subordinato, nella propria costruzione. [...]

[...]a per di piú individuato nel lavoro umano il rapporto essenziale attraverso cui un'analisi, insieme scientifica e politica, della società, era possibile. E non per nulla polemizza con l'interpretazione dei Veblen e dei De Man che, essi pure, nel lavoro umano, ma da ben altra prospettiva, cercavano la chiave interpretativa delle principali caratteristiche della società contemporanea.
Non dunque forzeremo la mano a Gramsci per farne un fautore di scienze sociali, ma sono da riconoscere in lui le premesse gnoseologiche ed epistemologiche per un possibile atteggiamento di critica accettazione delle medesime.



da [Le relazioni] Apertura dei lavori (prof. Bianchi Bandinelli) in Studi gramsciani

Brano: Porgo un saltato e un ringraziamento cordiale a tutti coloro che hanno aderito e che sono oggi intervenuti a questo Convegno, specialmente ai membri del Comitato d’Onore, agli studiosi, alle personalità straniere intervenute.

In particalar modo saluto il prof. Obickin, Direttore deH’Istituto per il marxismoleninismo di Mosca; il prof. Barta dell’Istituto di Scienze Sociali di Praga; il signor Guy Besse, Direttore delle «Editions Sociales » ; i proff. Desanti, Monjo e Moget; il prof. Schreiner, Direttore della Sezione storica dell’Accademia delle Scienze di Berlino; il prof. Zamis, studioso del movimento operaio italiano; il prof. Hobsbawm del Birkbeck College di Londra; il prof. Sraffa del Trinity College di Cambridge; il signor Boris Ziherl; il prof. Cvijetin Mijatovic, Direttore della Rivista Komunist di Belgrado.

Il prof. Yablonsky dell’Accademia Polacca delle Scienze ha comunicato che purtroppo una malattia gli impedisce di raggiungerci.

Aspettiamo, e[...]



da [Le relazioni] E. Garin, Gramsci nella cultura italiana in Studi gramsciani

Brano: [...]le, e tentò di innestare nel tronco delle sue teorie filosofiche le immense nozioni positive, che aveva acquisite. Ma l’antico indirizzo del suo pensiero e de’ suoi studi non fu cancellato. Malgrado la sua cognizione meravigliosa della vita reale, ei rimase un metafisico in mezzo a una generazione di positivisti, vagheggiando la determinazione dell’Idea fra genti che non ne comprendevano il nome ». Presso lo stesso editore, nella « Biblioteca di scienze sociali e politiche», n. 32, nel 1900, Croce aveva riunito i suoi « saggi critici » su Materialismo storico ed economia marxista (e nella stessa collana il liliale « positivista » Tarozzi si incontrava con l’ineffabile Enrico Ferri). I sarcasmi di Engels, o di Labriola, erano ben lontani dal raggiungere l’amena leggerezza ^ di quei valentuomini : nel confronto dei quali — non si dimentichi — sì collocava Croce. Del resto sul « positivismo » è da rileggere sempre tutta la lettera di Labriola a Engels del ’94 (Roma, 1949, pp. 14650).'Eugenio Garin

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nascimento », ossia, aggiungeremmo noi, attr[...]



da Benno Sarel, Intellettuali e classe operaia nella Germania orientale durante la crisi del '56 in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 1 - 1 - numero 30

Brano: [...]ma anche grazie ad inchieste organizzate all'uopo, si erano intraprese, soprattutto negli istituti di filosofia di Lipsia e di Berlino, delle ricerche sperimentali sulla coscienza operaia. Anche presso i giovani storici, presso alcuni studenti di letteratura e di filosofia, si ritrovano le idee del prof. Bloch. Poiché l'insegnamento del marxismo é obbligatorio in tutte le facoltà, capita spesso che gli assistenti e gli incaricati nel campo delle scienze sociali siano degli ex alunni del prof. Bloch. Un allievo di Bloch, incaricato di filosofia all'Università di Jena, Richard Lorenz, propane l'idea di una ricerca sui rapporti fra la soggettività individuale e la situazione oggettiva, quale è data dalle istituzioni della Repubblica Democratica Tedesca. E il Lorenz, sulla linea del pensiero di Bloch, suggerisce che non possono esistere istituzioni né Stato socialista se gli uomini non li considerano come tali e non si comportano in conseguenza. Lo stesso prof. Bloch dea finisce il dogmatismo che caratterizza l'ideologia ufficiale a controrivoluzione al[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Scienze sociali, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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